Le tre ghinee: il”pamphlet” ancora attuale
di Virginia Woolf per evitare la guerra
Virginia Woolf li umilia e schiaffeggia con l’arma della sua solita intelligenza, delle sue parole affilate e della sua analisi lucidissima.
Come prevenire la guerra secondo Woolf
Virginia Woolf risponderà con un piglio di rancore e con una lettera che si tramuterà prestissimo in un grandissimo saggio.
Dateci 3 ghinee!
La risposta è complessa e si svolge in tre capitoli, in ognuno dei quali si assegna una ghinea. Tre ghinee e un unico fine.
La prima ghinea la si dia al fondo per consentire a tutte le donne l’accesso alle libere professioni, poiché possedere l’indipendenza economica significa scindersi dalla dipendenza di pensiero dei propri padri e dunque contribuire attraverso pensieri e azioni alla costruzione della pace.
La seconda ghinea al fondo per l’alta istruzione femminile e al libero accesso ai College e alle Università, poiché si costruisca tra le donne un pensiero nuovo, e partendo dalla loro condizione di oppressione femminile, le donne siano capaci di leggere il mondo con occhi nuovi. La sia dia perché siano poste in condizione di prendere posizioni autorevoli.
La terza la si offra all’associazione dell’indifferenza, o meglio a un’associazione per la pace da lei denominata “l’associazione delle outsider (estranee)” estranee a tutto ciò che si sintetizza come mancanza di diritto.
Le estranee saranno quelle donne che rifiuteranno in caso di guerra di fabbricare munizioni nelle fabbriche o di fare le infermiere. Che non inciteranno i loro fratelli ad astenersi o a partecipare alla guerra, ma rimarranno indifferenti, poiché la libertà sarà il primo valore che esse rispetteranno.
Ma non finisce qua.
Militarismo e sistema patriarcale
Il pensiero militarista, fascista e totalitarista fondato su violenza, sopraffazione e potere non è altro che lo specchio della società patriarcale, che nutre cucchiaino dopo cucchiaino la macchina che ha come epilogo la guerra.
Il sistema piramidale e gerarchico, lo sfruttamento e la violazione dei diritti delle donne sono il metodo che fonda le basi di una società iniqua che conduce inevitabilmente alla guerra.
Virilità e femminilità: i due modelli patriarcali e fascisti.
L’anno è il 1937, siamo alle porte della seconda guerra mondiale. Virilità e femminilità, i piloni fondanti del pensiero fascista e patriarcale. Ecco che Virginia Woolf interroga l’avvocato e i concittadini in merito a ciò:
E, dunque, la donna costretta a respirare quel veleno e combattere quel verme silenziosamente e senza armi, nel chiuso di un ufficio, non combatte forse contro il fascismo e il nazismo come chi lo combatte con le armi in pugno, con tanta fanfara e sotto gli occhi di tutti? Non sarebbe giusto aiutarla a schiacciare quel verme qui, nel nostro paese, prima di chiederle di aiutarci a schiacciarlo all’estero? E che diritto abbiamo noi, Signore, di predicare ad altri paesi i nostri ideali di libertà e giustizia, quando ogni giorno della settimana dai nostri giornali più influenti spuntano insetti come questo? »
Più tali valori accrescono più il rischio militare aumenta.
Nel saggio delle tre ghinee privato e pubblico si intersecano fino a diventare un unicuum. Il dominio maschile della vita privata si interseca con il modello di virilità sostenuto e incalzato dal fascismo nella sfera pubblica.
Senza la guerra verrebbe a mancare lo sbocco per le virili virtù che si sviluppano combattendo, è un fatto che l’istinto del combattimento è una caratteristica sessuale che lei non può condividere, il corrispettivo, dicono alcuni, dell’istinto materno, che lui non può condividere.
Non esistono in quanto biologicamente tali né l’uno né l’altro ma sono frutto di regole sociali tramandate da un’educazione volta all’obbedienza di genere. La scienza oggi dà piena conferma, l’istinto materno non esiste.
Perciò se tu insisti nel voler combattere per proteggere me o la nostra patria, mettiamo bene in chiaro, a tu per tu, lucidamente e razionalmente, che tu stai combattendo per gratificare un istinto sessuale che io non condivido; per conquistare vantaggi che io non ho mai condiviso e probabilmente mai condividerò; e non per gratificare i miei istinti o per proteggere la mia persona o la mia patria. Perché, dirà l’estranea: ” io in quanto donna non ho patria. In quanto donna la mia patria è il mondo intero.
Esistono due mondi della vita di una nazione, il mondo degli uomini e il mondo delle donne. E’ stata la saggia Natura ad affidare la protezione della famiglia e della nazione all’Uomo.
Il mondo della donna è la famiglia, il marito, i figli, la casa. (pag. 89)
Apprezzamenti e critiche
Di tutt’altro avviso furono i critici, i giornali, i recensori, gli amici e scrittori di Woolf. Lo stesso Forster lo definì: un libro bisbetico, risentito e pieno di lamentele.
Quante volte sentiamo dire questa frase quando si tratta di diritti della donna.
Fa sorridere come suo marito Leopold, che accolse freddamente e poco convinto la nuova pubblicazione, affermò che Virginia Woolf fosse l’animale meno politico mai comparso sulla terra da quando Aristotele aveva inventato la definizione.
Ebbene, bisogna dunque chiedersi se politica sia solo posizionarsi nelle file degli schieramenti o se coincida con la capacità di discernere il mondo a un punto tale da costituire nuove linee politiche.
L’attualità delle tre ghinee oggi
Oggi questo saggio lo si deve proiettare in un mondo che si avvicina a falcate alla guerra, come fu suo malgrado quello analizzato da Woolf nel 1937, anno di stesura del saggio.
Alla luce dei fatti attuali quali la perdita di diritti fondamentali, la rimessa in discussione di diritti ormai acquisiti e l’allontanamento e affossamento dei diritti ancora in piena lotta, deve far riflettere. Tutto converge nel suggerire lo stato attuale delle cose, a un irrigidimento del sistema valoriale patriarcale.
Per questa ragione il pensiero di Woolf andrebbe urgentemente riportato nel dibattito pubblico perché tuttə ə femministə possano fare da muro all’ondata antidiritti che sbatte alle porte dei nostri cancelli, gli stessi che all’epoca di Woolf erano sigillati per accedere alle Università.
C’è un solo dato che sfuggì a mio avviso alla scrittrice per ragioni storiche.
Mi riferisco a un dato oggi evidente, ovvero come il sessismo venga incarnato da uomini e donne in medesima misura, a partire da una sostanziale differenza: nella donna quel sessismo è frutto di un’oppressione subita mentre nell’uomo nasce da un’oppressione esercitata.
E da ultimo che il militarismo femminile, cosa che all’epoca non era presente, illuda Woolf che la difesa militare da parte della donna non sia una strada percorribile essendo la donna cosciente della natura oppressiva che la determina. Si sbagliava. Poiché essa non sempre ne è pienamente cosciente.
E la guerra non coincide forse anche con il controllo dei corpi, lo sfruttamento, la negazione della differenza, la sopraffazione e l’inferiorizzazione delle marginalità?
Questo fatto ci obbliga a lottare con forza la tirannia iniqua che tiene sotto scacco l’umanità, e che usa la differenza (tra persone, sessualità, genere, provenienza, etnia, età ecc…), come scusa per denigrare e applicare la sua forza oppressiva e violenta.
[…] Il mondo pubblico e il mondo privato sono inseparabilmente collegati; che le tirannie e i servilismi dell’uno sono le tirannie e i servilismi dell’altro. […] Non siamo spettatori passivi condannati all’ubbidienza, ma possiamo con i nostri pensieri e con i nostri gesti modificare quell’immagine.
Per farlo bisogna però attivarsi concretamente, prende parte attiva alla costruzione di un modello di pace che ribalti il pensiero sessista e patriarcale e dunque quello militarista.
In definitiva c’è un solo modo per prevenire la guerra:
È chiaro che la risposta alla vostra richiesta non può essere che una: il modo migliore per aiutarvi a prevenire la guerra non è di ripetere le vostre parole e i vostri metodi (* patriarcali anche quando pacifisti, visto che combattere la pace con la guerra non risulta né utile né coerente) ma di trovare nuove parole e inventare nuovi metodi (* che coincidono con la lotta per i diritti universali e la non violenza del femminismo).Non è di entrare nella vostra associazione (* per essere magari taciute nelle nostre istanze in nome delle vostre) ma di rimanere fuori e affermare il diritto di tutti, di tutti gli uomini e di tutte le donne (*nella pratica di vita e non nelle semplici parole di un manifesto).
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